Negli ultimi anni, le tenniste italiane ci hanno abituato molto bene. Dopo decenni in cui le atlete della penisola stentavano.
A superare i primi turni delle grandi competizioni internazionali, nel giro di poche stagioni abbiamo visto le nostre compatriote giungere sul tetto del mondo. Con ritmi impressionanti. Francesca Schiavone e Flavia Pennetta si sono aggiudicate un torneo dello Slam. Sara Errani e Roberta Vinci sono giunte pure loro in finale. Per non parlare di Fed Cup, piazzamenti al doppio e così via. Il tutto tra il 2010 e il 2015, in un quinquennio straordinario per il nostro tennis.
Ora quella magnifica generazione si avvia a lasciare il posto alle ragazze più giovani, ma questo ci dà l’occasione per fare il punto sulla storia del nostro tennis in gonnella.
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Quali sono state le più grandi tenniste italiane di sempre? E come si confrontano le quattro grandi degli ultimi anni con le migliori del passato, con quelle degli anni ’70, degli anni ’80, degli anni ’90? O anche dei tempi ancora più remoti?
Ovvio che rispondere a una domanda del genere non è affatto facile. Anche perché non sempre disponiamo di strumenti adeguati per operare dei confronti e fare classifiche. Basti pensare che il ranking WTA [1] fu introdotto solo alla fine del 1975.
In ogni caso, considerando le prestazioni nei vari tornei, non è impossibile costruire un ideale quintetto del grande tennis femminile italiano. E lasciar fuori, però, anche qualche nome importante, che magari sta subito dietro alle prime.
Allora, prima di cominciare a vedere la nostra cinquina permetteteci di segnalare, almeno velocemente, i nomi di chi non è riuscito a entrare nella lista. Campionesse che hanno fatto la storia di questo sport come Silvana Lazzarino, Lucia Valerio o Silvia Farina. E ora cominciamo.
1. Annalisa Bossi
Cominciamo con una tennista che in realtà italiana lo era fino a un certo punto. Annalisa Bossi non è infatti il nome di nascita di questa prodigiosa atleta che si trovò a giocare tra gli anni ’30 e i primi anni ’50.
Nata a Dresda nel 1915 [2], si chiamava infatti Annelies Ullstein. Iniziò a giocare a tennis a livello internazionale nel 1934 e poco dopo, nel 1939, sposò un collega milanese, Renato Bossi. Trasferitasi in Italia negli anni della Seconda guerra mondiale, assunse la cittadinanza e iniziò a difendere i colori della nostra bandiera.
La guerra, che dal 1940 coinvolse anche il nostro paese, interruppe però la sua crescita sportiva. Ad ogni modo, dopo la fine del conflitto ottenne i suoi risultati migliori. Nel 1949, quando teoricamente la sua forma fisica doveva cominciare la fase calante, riuscì a ben figurare a Parigi, arrivando fino alla semifinale del Roland Garros.
Partita come testa di serie numero 7 [3], fu eliminata in due set dalla padrona di casa Nelly Landry, già finalista in un paio di edizioni precedenti.
Questa buona performance comunque le permise di farsi notare anche dalla stampa internazionale. Tanto che il prestigioso giornalista britannico Lance Tingay [4] la inserì all’ottavo posto della sua classifica delle più forti tenniste in attività.
La tennista tedesca in Italia
La Ullstein – che ormai in Italia era nota come Annalisa Bossi – fece molto bene a Parigi anche nel 1950, quando arrivò di nuovo ai quarti di finale. E quando Tingay la inserì nuovamente nella sua top ten, questa volta al numero 9.
D’altronde, in quello stesso 1950 ottenne anche un’importante vittoria sul suolo italiano. A Roma, infatti, si aggiudicò gli Internazionali d’Italia, suscitando grande interesse nella stampa nostrana e rendendo ancora più popolare questo sport nella versione femminile.
Purtroppo, però, quelli furono anche anni difficili dal punto di vista personale. Il marito – col quale aveva disputato delle buone gare in doppio misto – scomparve prematuramente nel 1947 in un incidente aereo. Si risposò poi con uno dei primi telecronisti del tennis, Giorgio Bellani. Anche lui sarebbe però scomparso prematuramente, nel 1969.
Dopo anni di silenzio, la Ullstein è ritornata agli onori della cronaca di recente, quando le tenniste italiane che vedremo ora seppero eguagliare e superare il suo record al Roland Garros, a più di cinquant’anni di distanza. L’ex giocatrice è morta a Milano nel febbraio 1915, a 99 anni d’età.
2. Francesca Schiavone
Dopo questo salto nel passato, arriviamo ai giorni nostri. Perché è inutile che ci giriamo attorno: il nostro tennis femminile non è mai stato così forte come negli ultimi anni. E le principali campionesse della nostra storia sono tutte nate dopo il 1980.
La prima, anzi, nacque proprio in quell’anno. Francesca Schiavone riporta infatti quella data sulla propria carta d’identità, oltre alla città d’origine di Milano. Già campionessa d’Italia Under-18, cominciò la carriera da professionista nel 1998.
Nei primi anni Duemila dimostrò subito di avere la stoffa per puntare in alto. Nel 2002, in seguito a buone prestazioni fatte registrare a Parigi e a Roma, giunse infatti fino alla posizione numero 23 del ranking WTA. Ma la sua scalata non era certo destinata a fermarsi lì.
Nel 2006, dopo anni di duro lavoro, sembrò infatti a un passo dall’entrare in top ten. Grazie alla qualificazione agli ottavi di finale dell’Australian Open agguantò l’11° posto del ranking [5] e, a stretto giro di posta, con le compagne di squadra vinse la Fed Cup [6].
I successi tra il 2009 e il 2011
La carriera era però tutt’altro che al suo picco. Tra il 2009 e il 2011 infatti la tennista milanese riuscì a conseguire dei risultati ancora più esaltanti. Questo biennio d’oro si aprì nel 2009 coi quarti di finale di Wimbledon, all’epoca il gradino più alto mai raggiunto lì da un’italiana.
Dopo la conquista di un paio di titoli WTA, assieme alle compagne si aggiudicò in quello stesso 2009 la seconda Fed Cup in carriera. Cosa che permise al team italiano di salire in testa al ranking mondiale per squadre.
Il suo capolavoro assoluto fu però il Roland Garros del 2010. In quel torneo partì dalla posizione numero 17 del ranking, e quindi non certo tra le favorite. Nel suo percorso però eliminò atlete importanti come Li Na e la numero 3 del mondo Caroline Wozniacki, arrivando in semifinale.
Qui, dopo un buon inizio, venne aiutata anche dal ritiro dell’avversaria, la russa Elena Dement’eva, e giunse così in finale. Di fronte si trovò l’australiana Samantha Stosur, contro la quale aveva una storia negativa, ma riuscì nell’impresa di sconfiggerla.
I record
Quella fu una vittoria storica, non solo per Francesca Schiavone ma per tutto il tennis italiano. Nessuna ragazza del nostro paese era mai giunta ad una finale del Grande Slam, e soprattutto nessuna l’aveva mai vinta.
Più in generale, quella vittoria permise alla Schiavone di entrare in un ristrettissimo gruppo di campioni del tennis italiano, formato all’epoca solo da Nicola Pietrangeli (vincitore due volte proprio a Parigi) e Adriano Panatta (anche lui al Roland Garros). Un gruppo che oggi, grazie ad altre imprese di cui parleremo, si è per fortuna allargato.
Tutto questo la portò ovviamente a entrare nella top ten del ranking, oscillando tra il sesto e l’ottavo posto. E il 2010 si concluse con un’altra Fed Cup, la terza, agguantata a San Diego.
La partita interminabile
Tennista combattiva e tenace, la Schiavone incantò il mondo anche nel 2011, non solo per le vittorie. Nel gennaio di quell’ano infatti, all’Australian Open, diede vita a un incontro memorabile con la russa Svetlana Kuznecova. La partita, conclusasi col punteggio di 6-4 1-6 16-14, è la più lunga della storia del tennis femminile, visto che dura 4 ore e 44 minuti.
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In quel torneo venne eliminata ai quarti di finale, ma quelle buone prestazioni le permisero di risalire ancora nel ranking mondiale. Arrivò pertanto alla posizione numero 4, che è a tutt’oggi la più alta mai raggiunta da una tennista italiana (eguagliando quella di Panatta nel 1973).
Cercò poi il bis al Roland Garros e riuscì ad arrivare fino alla finale della prestigiosa competizione, ma questa volta venne battuta da Li Na in due set. Negli anni successivi si tolse ancora qualche soddisfazione nel doppio (nel 2012 arrivò la semifinale di Wimbledon), ma, complice l’età, non riuscì più a replicare i successi di un tempo.
3. Flavia Pennetta
Se Francesca Schiavone è stata la prima italiana di ogni epoca ad aggiudicarsi un torneo del Grande Slam, è vero anche che il suo successo per fortuna non è rimasto un caso isolato. Nel 2015 infatti il suo record è stato eguagliato dalla connazionale Flavia Pennetta, che ha trionfato a Flushing Meadows in una storica finale tutta italiana.
Ma andiamo con ordine e cominciamo dal principio. Flavia Pennetta è nata nel 1982 a Brindisi. Entrò molto giovane nel mondo del tennis, all’inizio ottenendo i maggiori risultati nel doppio, una specialità che le avrebbe dato anche poi grandi soddisfazioni.
Divenne professionista nel 2000 e iniziò la lenta risalita nel ranking WTA. Nel 2006, nell’anno in cui la nazionale si impose nella Fed Cup, era ormai tra le prime venti tenniste al mondo, agguantando il 16° posto nel singolo e il 14° nel doppio.
In quell’anno la tennista pugliese sembrò inoltre aver trovato la forma migliore ed essere pronta per il definitivo salto di qualità. Salto che però non arrivò: il 2007 partì infatti molto male per via dei postumi di un’operazione al polso e solo verso la fine riuscì a recuperare i punti perduti.
La risalita dopo gli infortuni
Il lento riavvicinamento alle posizioni di vertice la portò, nel 2009, ad entrare finalmente nella top ten mondiale. L’occasione arrivò da una serie di vittorie molto importanti. La Pennetta infatti ne inanellò 15 consecutive (anche contro Marija Šarapova e Venus Williams), stabilendo un record italiano.
Inoltre fu la prima nostra connazionale, da quando è stato inventato il sistema del ranking, ad entrare tra le prime 10 al mondo. Infine, in quegli anni creò una formidabile coppia di doppio con l’argentina Gisela Dulko che arrivò fino alla posizione n.1 di questa specialità. In questo caso, Flavia fu la prima italiana – sia tra i maschi che le femmine – a raggiungere tale traguardo.
Dopo questi importanti risultati, tra il 2011 e il 2012 però la Pennetta visse un momento di grande appannamento. Vari problemi muscolari e infortuni le impedirono di essere al meglio, e al contempo una serie di sfortunate occasioni mancate sembrò minare la sua fiducia nei propri mezzi. A darle fastidio, comunque, erano soprattutto la schiena e il polso.
Superata la soglia dei trent’anni e avendo comunque ottenuto degli ottimi risultati in carriera, la tentazione probabilmente fu quella di farsi da parte. Nel 2013, invece, la Pennetta riuscì a ribaltare tutto e a ritornare a giocarsela con le più grandi.
I successi tardivi: Indian Wells e gli US Open
Così arrivò in semifinale agli US Open, dopo aver eliminato Roberta Vinci in un quarto tutto italiano, ma lì perse con Viktoryja Azaranka. Si rifece però l’anno dopo, nel 2014, quando ottenne una storica vittoria ad Indian Wells battendo in finale Agnieszka Radwańska.
Nel 2015, infine, confermò di essere al suo massimo livello arrivando a vincere a sorpresa gli US Open. Pur partendo come ventiseiesima testa di serie, riuscì infatti a infilare un’ottima serie di vittorie, tramite cui eliminò anche la numero 4 (Petra Kvitová) e la numero 2 (Simona Halep) del mondo. In finale trovò la connazionale Roberta Vinci, che superò in due set.
Quella fu la sua prima vittoria in un torneo del Grande Slam e la seconda di sempre per un’italiana. Una vittoria ancora più importante se si considera che la Pennetta stabilì il record della giocatrice più anziana a vincere per la prima volta un torneo di questo tipo [7].
Chiuse la carriera poco dopo a Singapore, dove giocò il Masters, il primo della sua carriera nel singolare [8]. Venne eliminata dal torneo dopo la sconfitta con Maria Sharapova, partita che è anche l’ultima della sua carriera.
4. Roberta Vinci
Secondo la classifica della WTA, la tennista italiana attualmente più forte al mondo è Roberta Vinci. Un’atleta che forse, per età, ha passato il suo periodo migliore, ma che continua a dare battaglia e a difendere benissimo i traguardi raggiunti.
D’altronde, i suoi successi non riguardano solo l’oggi o i tempi recenti. La tennista è infatti sulla breccia dalla seconda metà degli anni ’00, e ha stabilito diversi record, soprattutto nel doppio.
Nata a Taranto nel 1983, si distinse giovanissima nei vari tornei organizzati a livello regionale e nazionale. In queste occasioni fece spesso coppia con Flavia Pennetta, sua “vicina di casa”, fino a quando non divenne professionista nel 1999.
Fin da giovanissima si riuscì inoltre ad imporre nel doppio, all’inizio in coppia con Sandrine Testud. Con lei arrivò già nel 2001 alle semifinali di tornei del Grande Slam come il Roland Garros e gli US Open. Entrò però tra le prime 50 del singolare solo dopo qualche anno di gavetta, mentre in breve passò a giocare in doppio con Sara Errani, formando una coppia destinata a grandi fortune.
Il 2011, anno magico
L’anno della svolta nella sua carriera fu il 2011. In quei mesi riuscì a vincere tre tornei del circuito maggiore, scalando diverse posizioni nel ranking WTA. Alla fine dell’anno entrò così per la prima volta tra le 20 migliori giocatrici del mondo.
Il 2012 la vide crescere ancora, raggiungendo la posizione numero 1 nel ranking del doppio. In quell’anno – sempre in coppia con Sara Errani – arrivarono anche le vittorie a Parigi e New York, mentre nel 2013 le due vinsero anche gli Australian Open. Nel 2014 infine avrebbero trionfato di nuovo in Australia e concluso il giro degli Slam vincendo anche a Wimbledon.
Nel singolare, invece, il 2014 non fu particolarmente fortunato. Una serie di brutti risultati la fece precipitare anche nel ranking. Straordinariamente, però, l’anno successivo riuscì a riprendersi e a ritornare estremamente competitiva. Si presentò così in forma agli US Open del 2015, arrivando per la prima volta a una semifinale di uno Slam.
La storica vittoria su Serena Williams
Qui realizzò forse l’impresa più leggendaria della sua carriera. Si trovò infatti di fronte Serena Williams, numero uno al mondo e lanciatissima verso il Grande Slam, visto che aveva già vinto in Australia, in Francia e in Inghilterra.
La finale e gli ultimi anni
La Vinci però riuscì a vincere in rimonta col punteggio di 2-6 6-4 6-4 in una gara memorabile. Giunse così alla sua prima finale importante, venendo però sconfitta da Flavia Pennetta. Il buon periodo venne comunque confermato l’anno successivo, quando giunse alla posizione numero 10 del ranking mondiale per la prima volta in carriera.
Anche in virtù di questi successi ha deciso di prolungare la carriera. In un primo momento aveva infatti annunciato il ritiro alla fine del 2016, ma ha poi rinviato la decisione a dopo il 2017.
5. Sara Errani
La più giovane tennista del nostro elenco è la bolognese Sara Errani, nata nel 1987. In carriera non ha mai vinto un torneo dello Slam, ma è l’italiana che, dopo Francesca Schiavone, è arrivata più in alto nel ranking mondiale, giungendo fino alla posizione numero 5.
Già portata, fin da piccola, per il tennis, a 12 anni venne mandata in America dai genitori per un anno da passare all’Accademia di Nick Bollettieri [9].
Divenuta professionista, iniziò a farsi lentamente le ossa nei vari tornei. Dal 2009 cominciò a lavorare anche in doppio con Roberta Vinci, con la quale, come abbiamo già detto, avrebbe formato una delle coppie più vincenti di sempre.
Nella loro carriera le due si sono aggiudicate infatti cinque tornei del Grande Slam (tutti una volta e gli Open d’Australia due volte), due volte il Masters di Madrid e una volta, nel 2012, gli Internazionali d’Italia.
La carriera nel singolare
Nel singolo i primi successi importanti li raggiunse nel 2012. Arrivò infatti subito ai quarti di finale degli Australian Open e poco dopo si aggiudicò una serie di importanti titoli WTA. Il torneo più importante del suo anno cominciò però quando scende in campo a Parigi.
Per la prima volta, infatti, riuscì ad arrivare prima alle semifinali e poi alla finale di un torneo del Grande Slam. E non lo fece solo nel singolo, visto che divenne la prima giocatrice dopo quasi dieci anni a raggiungere la gara conclusiva sia nel singolo che nel doppio.
Nella finale di Parigi – che costituisce ancora oggi il suo traguardo più importante – si confrontò con Marija Šarapova, uscendone però sconfitta in due set. In ogni caso la buona performance nel torneo le permise di salire nel ranking fino alla posizione numero 10.
Più avanti nell’anno salì alla posizione numero 9 e poi, grazie agli US Open, migliorò ancora nel ranking mondiale agguantando il settimo posto. Merito della semifinale conquistata a Flushing Meadows, dove venne però sconfitta da Serena Williams.
L’anno magico si concluse con il sesto posto nel ranking e una partecipazione ai Masters sia nel singolo che nel doppio.
2013 e 2014, prima della caduta
Il 2013 fu un anno in cui i successi arrivarono principalmente nel doppio. Nel singolo, infatti, furono deludenti le partecipazioni agli Australian Open, a Wimbledon e agli US Open. Si rifece però a Parigi, nel torneo in cui era ormai di casa, giungendo di nuovo fino alla semifinale.
Lì, dopo aver eliminato Agnieszka Radwańska nei quarti, si scontrò di nuovo con Serena Williams, che le inflisse una netta sconfitta in due set. Per poi andare a vincere il torneo battendo Marija Šarapova, la detentrice.
In quell’anno comunque la Errani vinse anche la sua terza Fed Cup e arrivò in semifinale agli Internazionali d’Italia. Proprio quest’ultima performance la fece salire al già citato 5° posto del ranking.
Il torneo di Roma costituì, d’altra parte, la principale soddisfazione del 2014 a livello di singolare. Partita come decima testa di serie, la Errani giocò un ottimo torneo eliminando Li Na e Jelena Janković. In finale si trovò però davanti di nuovo Serena Williams, che la sconfisse anche per via di un mezzo infortunio.
Nel 2015 e soprattutto nel 2016, infine, la giocatrice è andata incontro a un prematuro declino. Problemi di forma e fisici l’hanno portata infatti distante dalle posizioni di vertice, tanto che è scesa ben oltre la centesima posizione del ranking. Un cambio di allenatore non è sembrato peraltro giovarle.
La questione-letrozolo
Nel 2017, infine, è stata trovata positiva a un controllo antidoping. Il farmaco proibito era il letrozolo, che però non è considerato dopante per le donne ed era anche usato dalla madre della stessa atleta, malata di tumore. La difesa della tennista è stata di aver ingerito involontariamente dei residui del farmaco nel cibo preparato dalla madre.
La sua motivazione è stata ritenuta valida dalla commissione sportiva e la squalifica le è stata notevolmente alleggerita a due mesi. Ovviamente però la faccenda è finita sui giornali [10], con problemi d’immagine che non hanno aiutato Sara a ritrovare la necessaria tranquillità.