Guardare le classifiche di vendita dei quotidiani italiani, diciamolo pure, è uno stillicidio. Una selva di segni “-“, infatti, accompagna tutti gli accertamenti, soprattutto nelle colonne che cercano di inquadrare l’andamento da un anno all’altro. I giornali, infatti, perdono tutti copie.
Anzi, più che di una perdita bisognerebbe parlare di un’emorragia. Solo riferendoci ai dati di un paio di mesi fa, gli ultimi disponibili, abbiamo il Corriere della Sera a -14,5% su base annuale, la Repubblica a -14,12%, La Stampa a -13,78%, Tuttosport a -15,35%. Nell’elenco dei primi posti, i più virtuosi sono La Gazzetta dello Sport e Avvenire, che riescono a contenere le perdite attorno al 2/3%.
Insomma, i dati sono preoccupanti. E lo sono non da oggi. Certo, qualcosa si recupera con gli abbonamenti digitali, ma per la verità non troppo. Fate conto che Repubblica e Corriere hanno circa 50mila abbonati al computer, troppo pochi – almeno per ora – per compensare alle perdite del cartaceo. Un po’ meglio in questo settore va Il Sole 24 ORE, con 70mila abbonati digitali, mentre tutti gli altri non arrivano (spesso neanche lontanamente) a quota 10mila.
Ma qual è la classifica, ora come ora, dei primi cinque quotidiani italiani? Ecco l’elenco basato sui dati di ADS – Accertamenti Diffusione Stampa aggiornati a giugno 2016.
Da ormai vari decenni il giornale più comprato e letto d’Italia è il Corriere della Sera. Non più, però, con il vantaggio che aveva un tempo. Come documentano i dati degli ultimi anni, la perdita di lettori ha permesso a Repubblica di avvicinarsi alle quote del Corriere, tanto che oggi i due quotidiani si possono sostanzialmente considerare alla pari.
Fondato nel 1876, il quotidiano ha sede da sempre a Milano ed è di proprietà della RCS MediaGroup. Vanta alle sue spalle una storia molto prestigiosa, che ha visto direttori di peso e un ruolo politico non indifferente. Da sempre la voce della borghesia e dell’imprenditoria lombarda, ha avuto storicamente posizioni moderate, anche se durante la recente e lunga direzione di Ferruccio De Bortoli (come anche in altre fasi del passato) era stato accusato di essersi spostato lievemente a sinistra.
Oggi direttore è Luciano Fontana, subentrato a De Bortoli nel 2015. Il fatto più importante degli ultimi mesi, però, è stata la decisione strategica di orientarsi sempre di più verso il digitale. Vista la costante perdita di lettori, infatti, l’editore ha scelto di sperimentare una soluzione più aggressiva su internet. Gli articoli sono ora leggibili sul web in parte gratuitamente e in parte a pagamento, secondo il modello paywall, ma fruibili da ogni supporto e piattaforma.
Al secondo posto della graduatoria c’è la Repubblica, quotidiano romano fondato nel 1976. Pubblicato dal Gruppo Editoriale L’Espresso, ha ingaggiato fin dalla sua fondazione una dura gara con il Corriere volta a diventare il primo giornale italiano.
Una gara che ha visto sorpassi e controsorpassi, ma che negli ultimi tempi si sarebbe dovuta riaccendere visto che il divario tra le due testate si è ridotto fino a diventare esilissimo. Invece i problemi sono altri, visto che pure Repubblica perde rapidamente lettori.
n edicola da quarant’anni, ha avuto pochi direttori, segno di grande stabilità. Al fondatore Eugenio Scalfari è infatti succeduto Ezio Mauro nel 1996, già direttore de La Stampa. È rimasto in carica per vent’anni suonati (come d’altronde anche Scalfari), cedendo nel 2016 il posto a Mario Calabresi, anch’egli ex direttore del quotidiano di Torino. Bisognerà solo vedere se tra vent’anni i quotidiani esisteranno ancora come li conosciamo oggi.
Al terzo posto della graduatoria non c’è un quotidiano di informazione, ma un giornale sportivo. Si sa, infatti, che in Italia lo sport ha un peso non indifferente e ben tre sono le testate nazionali che si occupano esclusivamente di questo argomento: La Gazzetta dello Sport, il Corriere dello Sport-Stadio e Tuttosport. La Gazzetta è ormai da molto tempo la più forte tra queste realtà, e anche la sua emorragia di lettori è più limitata di quella delle testate che la precedono.
Nell’ultimo anno, infatti, il giornale che esce stampato sulla caratteristica carta rosa ha perso solo il 2,71% delle copie, una miseria rispetto ai suoi concorrenti. Basti pensare che il Corriere dello Sport nello stesso periodo ha fatto segnare un -11%, mentre Tuttosport un preoccupante -15,35%.
Di proprietà di RCS, con il Corriere della Sera costituisce un conglomerato potentissimo, che spesso ha attirato le mire degli imprenditori italiani. D’altronde, la sinergia con l’altro quotidiano di Milano è profonda, e investe spesso anche i prodotti abbinati in promozione, che sono in varie occasioni gli stessi. Importanti per le vendite anche i giochi (come il Fantacalcio, qui chiamato Magic) e la sponsorizzazione e l’organizzazione di eventi come il Giro d’Italia. Attuale direttore è Andrea Monti, in carica dal 2010.
Escludendo i primi due quotidiani d’informazione che si fanno la guerra da anni per la leadership, la classifica rimane abbastanza fluida. Al quarto posto infatti si piazza La Stampa di Torino, quotidiano storico che da anni si gioca la posizione con Il Sole 24 ORE, di stampo invece economico. A far da filo conduttore tra i due giornali è l’impronta della proprietà: La Stampa è infatti da tempo immemore il giornale della famiglia Agnelli, mentre Il Sole è controllato da Confindustria.
Il ruolo di quotidiano di Torino, però, ha sempre obbligato il primo di questi due giornali ad un’impostazione più aperta, non del tutto allineata alle esigenze della proprietà ma anche disponibile a dar voce ai ceti popolari e operai. Fondata nell’Ottocento, ha assunto la attuale denominazione nel 1895. Gli Agnelli ne completarono l’acquisizione negli anni ’20, con l’approvazione del regime fascista.
Oggi alla guida del giornale c’è Maurizio Molinari, che ha preso il posto di Mario Calabresi, passato a dirigere la Repubblica. L’evento però più importante degli ultimi anni è il cambiamento di editore, anche se solo parziale. John Elkann, il proprietario (tramite Fiat) ha infatti portato a termine una fusione con Carlo Perrone, editore del genovese Il Secolo XIX.
Il nuovo soggetto che ne è nato, la Italiana Editrice, pubblica così ora i due quotidiani del nord-ovest, con una sinergia e un contenimento dei costi che dovrebbero rilanciarli. Elkann è rimasto l’azionista di riferimento, con il 77% delle quote.
Quinto della graduatoria è Il Sole 24 ORE, che però, come dicevamo in apertura, recupera varie posizioni grazie alle vendite digitali, settore in cui sta davanti addirittura a Corriere e Repubblica. Editore è Confindustria, cosa che colloca il giornale saldamente all’interno degli interessi degli industriali italiani, anche se non manca uno spirito critico e costruttivo anche nei confronti della stessa imprenditoria italiana.
Non bisogna però pensare che il Sole sia solo un quotidiano economico. La finanza e i servizi per i professionisti del settore infatti non mancano, ma c’è spazio anche per supplementi ed approfondimenti diversi. Celebre è Domenica, l’inserto culturale che esce appunto la domenica fin dall’inizio degli anni ’80. O Nòva 24, dedicato alle nuove tecnologie, e IL, pensato invece per il pubblico maschile.
Il direttore responsabile è attualmente Armando Massarenti, sotto la cui direzione il giornale ha investito molto nel corredo digitale. E la scelta sta dando i suoi frutti. Come detto, gli abbonati alla versione computerizzata sono più di 70mila, un dato del 40% superiore a quello sia di Repubblica che del Corriere. Emblematico poi che Italia Oggi, l’altro importante quotidiano economico italiano, abbia nel digitale, come molte altre testate nostrane, una presenza pressoché trascurabile.
Prima di salutarci, vi diamo anche qualche informazione sui quotidiani che si piazzano immediatamente sotto alla quinta posizione. Al sesto posto c’è Il Messaggero, al settimo Avvenire, all’ottavo Il Resto del Carlino, al nono il Corriere dello Sport-Stadio, al decimo La Nazione. Appena fuori dalla top ten Il Giornale e Tuttosport.
Seguono poi quotidiani a diffusione regionale come Il Gazzettino, Il Secolo XIX, Il Tirreno, Dolomiten, il Messaggero Veneto e l’Unione Sarda. Ancora più sotto alcuni giornali nazionali in forte crisi, come Libero e Il Fatto Quotidiano.