Curiosità

Cinque importantissime ossa della mano

Si dice spesso che il corpo umano assomiglia a un’opera di grande ingegneria. Il nostro apparato digerente sembra essere una macchina perfetta, il nostro occhio un meccanismo che neppure il più grande esperto avrebbe saputo creare, l’intreccio dei nostri muscoli e tendini il capolavoro di uno scienziato. Tanto è vero che decenni di robotica e informatica non sono ancora riusciti neppure ad avvicinarsi ai prodigi meccanici che sono insiti in ognuno di noi.

C’è chi lo interpreta come la prova della presenza di Dio, sostenendo che appunto solo una mente intelligente avrebbe potuto creare tutto questo, che un’opera così meravigliosa non possa essere frutto del caso. C’è però anche chi dà l’interpretazione esattamente opposta, sostenendo che la selezione naturale ha fatto sì che solo gli organismi migliori – o più adatti all’ambiente – sopravvivessero e si riproducessero, e che in fondo il nostro corpo non è così perfetto come sembra (altrimenti, perché i tumori, le malattie, il decadimento?).

Comunque la si voglia vedere, è innegabile che il nostro corpo, almeno in certi frangenti della nostra vita, funzioni come una macchina ben oliata, in cui tutti gli ingranaggi più complessi concorrono al raggiungimento di un ben determinato scopo. Prendiamo, ad esempio, la mano. Già la presenza del pollice opponibile è un prodigio, se si pensa come questo fatto ci differenzi dal resto del regno animale. Ma poi tutto l’intreccio di ossa, cartilagine, muscoli, legamenti… Un meccanismo complessissimo, che ci permette di fare le cose più diverse, dal prendere in mano un sasso al dipingere la Cappella Sistina.

Per questi motivi, oggi ci vogliamo concentrare sulle ossa della mano. Ossa di cui spesso dimentichiamo il nome, salvo chiedercelo quando prendiamo un colpo e temiamo di essercene rotta una. Ossa che però sono di vitale importanza nella nostra vita di tutti i giorni e di cui, quando sono danneggiate, sentiamo tremendamente la mancanza. Scopriamole insieme.

1. Carpo: fila prossimale

Scafoide, semilunare, piramidale, pisiforme

Le ossa del carpo sono quelle che compongono il polso. Sono in tutto otto, ma essendo disposte su due file vengono di solito distinte dagli studiosi di anatomia in ossa della fila prossimale (quelle più vicine al radio, e quindi al braccio) e ossa della fila distale (quelle più propense verso la mano). Partiamo dalle prime, mentre nel prossimo paragrafo ci concentreremo sulle seconde.

Le ossa della fila prossimale del carpo sono quattro: osso scafoide, osso semilunare, osso piramidale e osso pisiforme. Lo scafoide viene a volte chiamato anche osso navicolare, è il più ampio di queste quattro ossa e ha le dimensioni approssimativamente di un anacardo. Col semilunare, è responsabile di molte articolazioni del polso e inoltre funge da collegamento tra le due fila del carpo. Per questo è anche più soggetto a fratture.

Il semilunare si chiama così perché visto di lato ricorda la forma di una mezzaluna. Il piramidale, invece, ha evidentemente la forma di una piramide. Più interessante è però la descrizione del pisiforme. La forma è infatti quella di un pisello, ma è importante perché viene utilizzato anche come punto di riferimento per studiare il livello di crescita dei bambini.

Sulla sua superficie prossimale, inoltre, accoglie l’inserzione del tendine distale del muscolo flessore ulnare del carpo. Altri legamenti, infine, partono dalla sua superficie distale.

2. Carpo: fila distale

Trapezio, trapezoide, capitato e uncinato

Come detto, il carpo non è formato solo dalle quattro ossa già presentate ma anche dalle altre quattro che compongono la fila distale. Si tratta dell’osso trapezio, del trapezoide, del capitato e dell’uncinato. Il primo, l’osso trapezio, è importante per il movimento del pollice ed è, proprio per il suo uso frequente, spesso vittima dell’artrite. Il trapezoide è invece il più piccolo tra le ossa della fila distale; trovandosi abbastanza protetto da tutte le altre ossa, in genere non subisce lesioni o fratture.

Il capitato si chiama così per via della sua forma: permette infatti – soprattutto se visto dalla superficie posteriore – di individuare un capo, un collo e un corpo dell’osso. Si trova esattamente al centro del polso. Infine l’uncinato deve il suo nome alla protuberanza ricurva di cui è formato, che ricorda appunto un uncino. Si tratta di un osso soggetto a usura e frattura soprattutto in certi sport, il particolare golf e baseball.

Infine, una parola sulla sindrome del tunnel carpale. Le ossa del carpo si legano tra loro formando una sorta di cavità, un tunnel attraverso cui passano il nervo mediano ma anche le vene e i tendini dei muscoli flessori delle dita. L’infiammazione di questi tendini può comprimere il nervo mediano, un’infiammazione che si verifica in caso di gravidanza, nei soggetti che soffrono di ipotiroidismo e di artrite reumatoide, ma soprattutto in chi utilizza le mani per lavori ripetitivi e di precisione.

3. Metacarpo

Tra il polso e le dita

Spostiamoci ora sulla mano vera e propria, e in particolare sul metacarpo. Con questo nome sono indicate le cinque ossa a raggiera che dal carpo partono per andare a sostenere le dita. Negli spazi lasciati liberi tra di esse si trovano i muscoli che lavorano per i movimenti della mano. Le ossa, andando dal pollice verso l’anulare, sono indicate semplicemente con un numero ordinale: primo osso metacarpale, secondo osso metacarpale, e così via fino al quinto.

In ognuna di queste ossa si può individuare una testa (la parte rivolta verso le falangi, all’altezza delle nocche), un corpo (quella centrale) e una base, che si articola con il carpo. A soffrire della frattura di queste ossa sono perlopiù i pugili.

4. Falangi

I nomi e le differenze

Il gruppo delle falangi è quello più variegato e complesso della nostra cinquina. Quelle della mano sono in tutto 14, 2 per il pollice e 3 per ognuna delle altre dita. Propriamente viene chiamata falange l’insieme delle due o tre ossa, ma si può indicare con questo termine anche solo il primo osso, quello più lungo e unito al metacarpo, mentre le altre due vengono chiamate in questo caso falangina e falangetta.

I manuali di anatomia in genere indicano però come falange prossimale o prima falange quella che si articola col metacarpo, falange media o falange intermedia la seconda e falange distale o terza falange quella che costituisce la punta del dito. Nel caso del pollice, invece, è detta distale la seconda falange, mentre quella intermedia manca. La lunghezza delle falangi si riduce man mano che ci si allontana dal metacarpo.

Da notare che anche nel piede è presente lo stesso schema: l’alluce è infatti formato da due sole falangi, mentre le altre dita da tre. Diversa però è ovviamente la lunghezza delle falangi (nel piede è di molto ridotta) e, soprattutto, il fatto che nella mano le falangi possono opporsi al metacarpo, fornendo così l’abilità prensile che il piede non ha.

5. Ossa sesamoidi

Una particolarità presente in modi diversi

Concludiamo con un veloce riferimento a un tipo di ossa di cui, probabilmente, non avete mai sentito parlare. Perché nella mano, oltre ai gruppi che abbiamo già presentato, sono presenti anche delle ossa dette sesamoidi.

Si chiamano così perché Galeno, il primo che le individuò, le ritenne talmente piccole da assomigliare a un seme di sesamo. E in effetti sono ossa di cui solitamente non ci si accorge. Sono presenti sui tendini degli arti superiori o inferiori e misurano pochi millimetri. Anche l’osso pisiforme può essere considerato un sesamoide, anche se solitamente viene catalogato a parte.

Queste ossa sono inoltre distinte in costanti e incostanti, perché non tutte sono sempre presenti. Nascono infatti dall’ossificazione di abbozzi cartilaginei, processo che in certi casi avviene sempre, in tutti gli esseri umani, e in altri casi invece solo con una certa frequenza. Nell’immagine qui di fianco, ad esempio, vedete la situazione della mano.

Ad essere cerchiate sono proprio le ossa sesamoidi della mano, mentre il numero indicato subito sopra esprime la percentuale di probabilità della presenza di quest’osso. Quello che sorge alla fine del metacarpo del pollice, ad esempio, è un osso sesamoide costante.

Published by
Redazione